Smart working, telelavoro, lavoro agile: sono parole che pervadono le nostre vite quotidiane da ormai un anno, a causa della pandemia in corso. La necessità del distanziamento sociale e la paura dei contagi hanno spinto sempre di più verso la rivoluzione a distanza del mondo del lavoro, introducendo nuovi modi, nuove abitudini e nuovi processi per le persone e le organizzazioni.

Si stima che in Italia dai 4 ai 6 milioni di italiani stiano lavorando in modalità smart per obbligo introdotto dallo stato di emergenza causato dalla Pandemia di Coronavirus, proclamato dal governo italiano che, salvo colpi di scena, verrà ulteriormente prorogato.

Questo significa che le aziende si sono trovate ad inventare modi di lavoro a distanza in emergenza , senza opportunità di pianificare strategie e senza possibilità di scelta degli strumenti ottimali, ma con ciò che avevano a disposizione attravero I servizi in cloud disponibili immediatamente

Lavoro a distanza e cloud: tendenze

Dall’inizio della pandemia, durante il periodo di lockdown, abbiamo osservato nelle PMI che non avevano ancora pensato a processi di lavoro a distanza, alcune tendenze principali:

  • Un approccio emergenziale: le aziende si sono buttate a corpo morto sui vendor di servizi cloud più conosciuti: google apps, microsoft, dropbox, zoom per la videoconferenza
  • Un approccio strutturato, ma minimalistico, sulla base dell’ipotesi che la pandemia sarebbe stata un fenomeno temporaneo e non ripetibile. In questo caso strategie e azioni correttive sui sistemi aziendali hanno permesso l’accesso remoto alle risorse aziendali su sistemi in ogni caso residenti all’interno delle sedi aziendali.
  • Un approccio strutturato e coraggioso: le aziende hanno approfittato della pausa forzata per rivedere i processi aziendali e per riesaminare le tecnologie in uso, complessivamente.

Scegliere un servizio in cloud: quale fornitore?

Inutile puntualizzare in questa sede che utilizzare un sistema in cloud può portare il proprietario dei dati (l’azienda) a doversi fidare completamente del fornitore del servizio rispetto ai temi legati alla sicurezza, disponibilità e continuità dei dati.

Inoltre, è necessario considerare, nel caso di utilizzo dei “big” del settore, l’aspetto legato alle normative applicate e alle incompatibilità tra la normativa americana e la normativa europea (GDPR) nell’ambito dei trattamenti di dati personali.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la neutralità tecnologica del servizio in cloud rispetto ai dati aziendali immessi. Le domande da porsi per l’azienda non dovrebbero riguardare la facilità di “inserimento” dei propri dati all’interno di un sistema cloud, quanto l’eventuale facilità all’uscita degli stessi a favore dell’utilizzo di un altro o nel caso di ritorno ad architetture più “classiche”.

Tale condizione, sintetizzata dal termine “vendor lock-in” (dipendenza del cliente dal fornitore) dovrebbe essere assolutamente evitata.

Cloud Provider negli USA: gli aspetti regolatori.

La recente sentenza Schrems II ha invalidato il privacy shield, ovverosia lo strato di compatibilità giuridica tra normativa americana ed europea in tema di tutela dei dati personali per i cittadini europei. La corte di giustizia europea ha di fatto sancito che la normativa statunitense non protegge sufficientemente la riservatezza dei dati di cittadini europei residenti all’interno di sistemi di società americane (e non solo di server localizzati negli US).

Per questo il garante privacy europeo si è pronunciato nel seguente modo, bocciando i cloud provider americani.:

Il Garante incoraggia vivamente le istituzioni, uffici, agenzie e organi dell’Unione europea a evitare trasferimenti di dati personali verso gli Stati Uniti per nuove operazioni di trattamento o in caso di nuovi contratti con fornitori di servizi”.

I provider di servizi di comunicazione elettronica statunitensi possono anche dire di rispettare i dettami GDPR, ma alcune leggi Americane sovrastanti (FISA 702 e EO 12333) li possono obbligare a violarlo, senza nessuna tutela per i cittadini europei.

Il cloud per la collaborazione: la nostra proposta

TerritoriOnline offre una soluzione efficace, indipendente, europea a tutte le aziende che necessitino di una tecnologia abilitante per lo smartworking attraverso Nextcloud + Collabora Online.

Tale tipo di soluzione realizza il paradigma dell’ufficio portatile, utilizzabile con completezza attraverso un browser (anche per l’editing di documenti word, excel, powerpoint)

Le funzionalità di collaborazione sono:

  • storage documentale ed editing online via browser

  • rubrica aziendale

  • agenda

  • task

  • kanbanboard

  • client webmail multiutente

  • audio-video conferenza

  • mesaggistica-chat

Il sistema è estensibile attraverso apps aggiuntive

L’ampia logica di condivisione permette di rendere disponibili contenuti e risorse aziendali a utenti o gruppi specifici.

La nostra soluzione è pienamente compatibile con GDPR.